Senza voler nulla togliere al bravo e simpatico Valentino Rossi ed alla fascinosa Ducati, occorre dire che il bilancio delle stagioni MotoGP della accoppiata italiana rasentano il disastro. Da ciò ne consegue un ridimensionamento del campione pesarese e la considerazione secondo cui siamo tutti campioni con la moto giusta sotto il sedere, Stoner insegna. Nellâultima gara MotoGP, svoltasi in Qatar la vittoria è andata a Jorge Lorenzo, apparso imprendibile, soprattutto negli ultimi giri,  in sella alla sua Yamaha. La vittoria è da attribuirsi alla migliore perfomance delle gomme Bridgestone rispetto a quelle montate dagli avversari. Alle spalle di Lorenzo, a fargli compagnia sul podio, si sono piazzati rispettivamente Pedrosa e Stoner. A seguire, nellâordine, Crutchlow e Dovizioso con le altre due Yamaha Tech 3, a 17' secondi di ritardo. Per vedere la prima Ducati  occorre scorrere lâelenco fino al sesto posto di Hayden a 28". Valentino è stato preceduto anche da Bautista e Bradl con le due Honda Clienti, e da Barbera con la seconda Ducati (questa del Team Pramac). Una gara letteralmente da dimenticare, il distacco dal Lorenzo alla fine è risultato essere di 33 secondi. Un passo gara insopportabile, inaccettabile con una perdita di un un secondo e mezzo abbondante a giro. Da questo disastroso andamento, oltre alla crisi sportiva vera e propria, ciò che viene messo pesantemente in discussione è lâoperazione commerciale, agonistica e culturale che sta dietro al connubio Valentino Rossi â Ducati. Giunti a questo punto è lecito chiedersi se la casa di Borgo Panigale e il pilota pesarese abbiano ancora le motivazioni e la voglia per proseguire sulla strada intrapresa un paio di anni or sono. Pare ormai evidente ai più che tra Valentino e la sua moto non ci sia feeling e forse non ce nâè mai stato. Pare anche evidente che i problemi della due ruote bolognese, elaborata allâinfinito e forse ormai sfuggita di mano ai progettisti, siano incancreniti e irrisolvibili. Forse è giunto il momento di fare tabula rasa ed iniziare con molta umiltà un nuovo progetto prendendosi il tempo necessario per svilupparlo, senza scorciatoie e con o senza Valentino Rossi. Una moto che tocca i 340 km/h in rettilineo ma che in decelerazione realizza tempi da lumaca non serve a nessuno.
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